Richieste del Tavolo della Domanda di Confindustria sul prezzo dell’energia da FER

I consumatori energivori aderenti al Tavolo della Domanda di Confindustria in una nota chiedono alle Istituzioni un procurement simmetrico per garantire all’industria un prezzo sicuro ed allineato a quello dei concorrenti.

Contesto

In vista del nuovo testo unico sulle FER (fonti energetiche rinnovabili) il Tavolo della Domanda di Confindustria scrive una nota al Governo con la propria posizione condivisa sul tema delle FER e invita tutte le istituzioni politiche a prendere atto che le fonti rinnovabili non stanno livellando il nostro prezzo dell’energia a quello della piattaforma europea, come invece gli operatori hanno sempre promesso.

Contenuti della nota 

Purtroppo, anche nei primi cinque mesi del 2024, nonostante l’elevata produzione rinnovabile, il prezzo italiano dell’elettricità è stato il più alto d’Europa, il 38% in più rispetto alla Germania, il 62% rispetto alla Scandinavia, il 64% rispetto alla Francia e l’84% rispetto alla Spagna.
Le fonti rinnovabili, che dovrebbero avere un costo di generazione dipendente da latitudine e ventosità, avrebbero dovuto posizionare il nostro Paese in netto vantaggio rispetto al Nord Europa. Al contrario, l’evoluzione dello spread energetico sta penalizzando proprio le nostre imprese, confermando che l’energia
è un servizio essenziale che richiede interventi di politica industriale per essere governato. In queste condizioni le imprese italiane energivore non riescono a mantenere il passo di quelle europee, in cui oltre al prezzo all’ingrosso molto più basso del nostro sono state attuate politiche di sostegno all’industria manifatturiera per proteggerle dalla concorrenza che arriva dall’Asia, dal Nord Africa e dagli stati Uniti, in cui Il prezzo del gas è inferiore a 10 €/MWh, un quarto del nostro.

I brillanti dati dei bilanci delle imprese energetiche italiane riportati dal Sole 24 Ore la settimana scorsa (Ebitda medio 24,3% ma con utili che arrivano a superare il 35% nel caso di imprese totalmente basate su Fer), evidenziano come il dibattito sulla costruzione di un mercato dell’energia compatibile con il percorso di transizione ambientale non debba concentrarsi esclusivamente sul modello di procurement totale per i produttori, ma deve prioritariamente preoccuparsi di come saranno riallocati sulle diverse classi di consumatori i costi che ne derivano.

I numeri lo certificano, le aziende che producono energia rinnovabile sono l’unico vincitore della partita. Lentamente il mercato è sparito ed è stato sostituito da un procurement centralizzato, totalmente garantista dei ricavi degli operatori, che è diventato la nuova normalità.

Il FerX garantisce il ritorno delle centrali rinnovabili, il Macse garantisce il business degli accumuli e il Capacity Market garantisce il business delle centrali termoelettriche, necessario perché nel frattempo saranno spiazzate dalle rinnovabili incentivate dal FerX. O almeno questo è quanto gli operatori di settore hanno spiegato ai decisori politici. Di qui la richiesta di un “procurement simmetrico”, di un prezzo per l’industria sicuro ed allineato a quelli dei concorrenti.

ShareShare on FacebookShare on Google+Tweet about this on TwitterShare on LinkedIn

Catia Tarquini