Dopo un lungo percorso di trattative e di condivisione di obbiettivi è stata approvata dal Parlamento UE la Direttiva sulle Case Green con la soddisfazione anche dell’Italia.
Contesto
Rispetto alle prime edizioni della Direttiva dove gli obbiettivi di efficientamento degli edifici erano molto impattanti per l’Italia che vanta un parco edilizio di strutture e fabbricati per 2/3 di oltre settanta anni, la nuova versione approvata dal Parlamento prevede margini soddisfacenti e sostenibili anche per il nostro Paese.
La cosiddetta direttiva Case Green (Energy performance of building directive, nota con l’acronimo Epbd) è stata approvata definitivamente dal Parlamento europeo e ora dovrà essere approvata formalmente dal Consiglio dell’Unione prima di essere pubblicata in Gazzetta Ufficiale.
Novità
In estrema sintesi la Direttiva punta di ridurre progressivamente le emissioni di gas serra e i consumi energetici nel settore edilizio entro il 2030 e pervenire alla neutralità climatica entro il 2050.
Il nuovo testo prevede un’edilizia più efficiente dal punto di vista energetico al 2050, per gli edifici di nuova realizzazione si parla di emissioni zero al 2030, verranno poi eliminati gradualmente i sistemi di riscaldamento alimentati da fonti fossili (es. caldaie a gas).
La misura più impattante richiesta dalla direttiva, e che inciderà fortemente sul nostro Paese, è quella di ristrutturare il maggior numero di edifici con le prestazioni peggiori: per gli edifici residenziali, i paesi membri dovranno garantire una riduzione dell’uso di energia primaria media utilizzata di almeno il 16% entro il 2030 e di almeno il 20-22% entro il 2035.
In base alla direttiva, gli Stati Membri dovranno inoltre ristrutturare il 16% degli edifici non residenziali con le peggiori prestazioni entro il 2030 e il 26% entro il 2033, introducendo requisiti minimi di prestazione energetica. Sono esclusi gli edifici agricoli e gli edifici storici, e i paesi Ue potranno decidere di escludere anche gli edifici protetti per il particolare valore architettonico o storico, gli edifici temporanei, militari e i luoghi di culto. Se tecnicamente ed economicamente fattibile, i Paesi Membri dovranno garantire l’installazione progressiva di impianti solari negli edifici pubblici e non residenziali, in funzione delle loro dimensioni, e in tutti i nuovi edifici residenziali entro il 2030.
Inoltre gli Stati Membri dovranno recepire l’obbiettivo della Direttiva di decarbonizzare i sistemi di condizionamento eliminando, gradualmente, i combustibili fossili nel riscaldamento e nel raffreddamento entro il 2040. A partire dal 2025, sarà vietata la concessione di sovvenzioni alle caldaie autonome a combustibili fossili.
Rispetto alle prime proposte dell’UE è stato tolto il vincolo al 2030 in classe D, sono stati dati tempi più lunghi, si è passati dal vincolo individuale al vincolo di Stato.
Tuttavia la posizione di Confedilizia è che “rimane un provvedimento dagli obiettivi finali ben difficilmente realizzabili (emissioni zero nel 2050), che la nuova legislatura europea farebbe bene a ripensare”.